Voucher in agricoltura, quando si possono utilizzare
Introdotti dalla Riforma Fornero del 29 giugno 2012, i voucher lavoro hanno riscosso un successo tale da coinvolgere numerosi settori lavorativi e necessitare di una nuova normativa, sopraggiunta con il Decreto Ministeriale del 2013.
Voucher agricoltura: guida all’utilizzo
Innanzitutto è bene ricordare ai lettori che i voucher sono dei buoni di pagamento attraverso cui viene retribuita una prestazione occasionale non continuativa. I voucher sono molto spesso utilizzati per pagare i lavoratori stagionali, presenti più che mai nel mondo agricolo, che necessita di manodopera solo in determinati periodi dell’anno e prevede un utilizzo davvero limitato di materiale burocratico.
Con il D.Lgs. 81 del 15 giugno 2015 sono state introdotte parecchie novità. Il decreto ha modificato l’assetto normativo che disciplina l’utilizzo dei “buoni lavoro” aumentando il limite del compenso annuo complessivo (riferito ai voucher rilasciati da tutti gli eventuali committenti) da 5.000 a 7.000 euro (9.333 euro lordi).
Inoltre, anche l’acquisto dei voucher ha subito dei cambiamenti, poiché da ora in poi i committenti, siano essi imprenditori o liberi professionisti, possono reperirli solo telematicamente, ossia attraverso i seguenti canali:
- procedura telematica Inps (voucher telematico);
- tabaccai che aderiscono alla convenzione INPS - FIT (Federazione Italiana Tabaccai) e tramite servizio internet Banking Intesa Sanpaolo;
- banche popolari abilitate.
Coloro che non sono imprenditori o professionisti possono acquistare i voucher, oltre che attraverso i canali telematici sopra indicati, anche presso gli Uffici delle Poste Italiane.
Voucher agricoltura: come funzionano
Il valore di ciascun voucher è di 10 euro, ma al lavoratore vengono riconosciuti 7.50 euro, secondo quanto disposto dal CCNL in riferimento all’importo della retribuzione oraria per le prestazioni di lavoro subordinato. Ogni voucher include e garantisce la copertura assicurativa (INAIL) e quella previdenziale (INPS). Le novità introdotte dalla nuova disciplina inerente i voucher mettono in relazione le caratteristiche aziendali e le tipologie di lavoro che è possibile retribuire attraverso i buoni.
Le aziende con un volume d'affari superiore a 7.000 euro possono usare i “buoni lavoro” solo per retribuire il lavoro stagionale di pensionati e giovani sotto i 25 anni, regolarmente iscritti ad un corso di studi, purché il lavoro sia compatibile con essi. I lavoratori più giovani devono aver compiuto i 16 anni di età e devono possedere l’autorizzazione alla prestazione lavorativa occasionale da parte dei genitori o di chi ne fa le veci.
Sempre in questo caso i voucher possono essere utilizzati per retribuire coloro che percepiscono prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito.
Al contrario le aziende agricole con volume d’affari inferiore a 7.000 euro possono usare i “buoni lavoro” per retribuire qualsiasi soggetto per qualunque tipo di attività anche non stagionale purché non sia stato iscritto negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli nell’anno precedente.
Voucher agricoltura: i doveri del committente
L’impresa agricola che utilizza manodopera retribuita attraverso i voucher lavoro deve osservare la normativa vigente per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro: questa include la visita medica preventiva a cura del medico aziendale o della Asl, il documento di valutazione dei rischi, la formazione, l’uso di materiali e oggetti adeguati e sorveglianza sanitaria.
Inoltre l’azienda committente ha l’obbligo di comunicare, attraverso un messaggio di posta elettronica, l’inizio della prestazione lavorativa alla Direzione territoriale del lavoro.
Voucher agricoltura: il boom dei giovani agricoltori
I dati Istat relativi al secondo trimestre 2015 hanno evidenziato un forte tasso di crescita dell’occupazione giovanile nel settore agricolo e rurale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò dimostra una inaspettata propensione dei giovani verso i lavori manuali legati al proprio territorio.
Dall’analisi condotta da Coldiretti, sembrerebbero numerosissimi i giovani imprenditori agricoli italiani (sotto i 35 anni), che si attestano a 48 mila unità. A motivare le scelte lavorative di questi ultimi e quelle dei semplici lavoratori stagionali ci sono diverse varianti: in primis la difficoltà della situazione economica e lavorativa attuale, che spinge sempre più individui a scegliere percorsi alternativi e sostenibili al tempo stesso. Il rinnovato interesse per uno stile di vita più autentico e per un’alimentazione dalla qualità migliore ha determinato la nascita di quella che viene definita una “nuova generazione di contadini, allevatori, pescatori e pastori” che operano in difesa della propria terra e della propria cultura alimentare.