Chiusura conto corrente saldo negativo: è possibile?
E' possibile chiudere un conto corrente anche se in rosso, ossia con un saldo negativo. In altri termini la banca non può far dipendere la chiusura del conto in rosso dalla disponibilità del cliente a saldare prima tutti i propri debiti e a pagare le spese di tenuta conto, interessi passivi e chiusura.
Conto corrente in rosso: cosa significa
Come detto avere un conto in rosso (si parla tecnicamente di "sconfinamento") significa, in parole molto semplici, aver utilizzato denaro per una cifra superiore
- alla disponibilità di conto in quel momento oppure
- all'importo di fido accordato dall'istituto.
Ci si può ritrovare con un conto in rosso, ad esempio, quando
- con l'addebito della rata mensile di mutuo o delle spese fatte con la carta di credito, si va sotto di qualche decina o centinaia di euro. In questi casi è facile ricevere una telefonata da parte del funzionario di banca che ci invita a ripristinare la giacenza;
- si dispone di un conto inutilizzato da tempo, magari con una giacenza minima perché nel frattempo si è provveduto ad aprire un nuovo conto corrente, e l'addebito di spese e imposte di bollo ha eroso progressivamente la giacenza al punto da portare il saldo in negativo;
- si utilizzano somme per un importo superiore al fido di cassa messo a disposizione dall'istituto.
Non si può parlare invece di conto corrente in rosso se al momento dell'apertura del conto (o in un momento successivo) la banca ha concesso un fido al proprio correntista, ossia gli ha messo a disposizione una somma di denaro aggiuntiva rispetto alla giacenza di conto (tecnicamente si parla di apertura di credito di conto corrente o affidamento bancario o ancora fido di cassa).
In una situazione del genere si potrebbe parlare di conto in rosso nel solo caso in cui il correntista, ad esempio, emettesse un assegno per un importo superiore all'ammontare di fido concesso. Facciamo un esempio: il saldo disponibile è di 1.500 euro, il fido di cassa accordato dalla banca è di 2.000 euro, il correntista emette un assegno per 4.000 euro.
Conto corrente in rosso: quali novità
In linea generale è molto difficile che un conto vada in rosso, semplicemente perché la banca quasi mai autorizza pagamenti per importi superiori alla giacenza di conto o all'affidamento concesso.
Il discorso è diverso se si tratta di un cliente storico e affidabile. In questi casi la banca si mostra spesso disponibile a concedere piccoli sconfinamenti per sopperire a "momentanee" esigenze di liquidità di famiglie e imprese.
C'è da dire, tuttavia, che dal 1° Gennaio 2021 sono entrate in vigore nuove regole europee destinate a rivoluzionare i rapporti tra banche e clienti. In pratica a partire da questa data la banca deve classificare come "debitore deteriorato" (default) il cliente che effettua uno sconfinamento sul conto superiore alla "soglia di rilevanza", vale a dire uno sconfinamento che supera contemporaneamente
- la soglia assoluta (100 euro per le famiglie o 500 euro per le imprese)
- la soglia relativa (1% dell'esposizione debitoria nei confronti dell'istituto)
- la durata di 90 giorni consecutivi (180 giorni per le amministrazioni pubbliche).
Al verificarsi queste condizioni, l'istituto potrebbe di fatto non garantire la piena operatività del conto corrente, con il rischio concreto per l'intestatario di ritrovarsi con bollette non pagate, rate di prestito insolute, transazioni con carte di credito non autorizzate, canoni di locazione non pagati, bonifici non eseguiti e via discorrendo. Le conseguenze possiamo facilmente immaginarle: sospensione della fornitura di energia, intimazione di sfratto del proprietario, protesto per assegno scoperto, ecc.
Ad ogni buon conto il fatto che il debitore venga classificato come "deteriorato" (o in default), sulla base della nuova definizione, non significa che egli venga automaticamente segnalato alla Centrale dei Rischi. La segnalazione, infatti, avverrà solo nel momento in cui la banca riterrà che il proprio cliente abbia gravi difficoltà, non temporanee, a restituire il proprio debito.
Chiaramente nonostante le nuove regole in vigore dal 1° Gennaio 2021, le banche potranno continuare a consentire ai propri clienti di continuare ad utilizzare sconfinamenti per il pagamento di utenze o stipendi. Ciò in quanto si tratta pur sempre di una scelta discrezionale della banca, che può consentire oppure rifiutare lo sconfinamento. Per questo motivo la Banca d'Italia suggerisce ai clienti di conoscere bene il contratto stipulato con la propria banca e dialogare con essa.
Conto in rosso: quali spese
Andare in rosso significa sostanzialmente contrarre un debito con la propria banca, con conseguente obbligo non solo alla restituzione del capitale preso in prestito, ma anche al pagamento di certe spese. Vediamo esattamente quali.
In caso di sconfinamento la banca provvede ad addebitare al cliente
- un tasso di interesse debitore (sull’ammontare dello scoperto) ed
- una Commissione di Istruttoria Veloce (CIV).
Quest'ultima in particolare è un costo che l'istituto addebita al cliente per l'attività di istruttoria che ha dovuto eseguire in occasione dello sconfinamento oltre l’affidato o in assenza di un affido in conto corrente. L'importo è determinato in misura fissa e varia da istituto ad istituto.
Chiaramente la banca ha l’onere di dimostrare di aver esercitato questo tipo di attività, pena l’illegittimità della CIV. La sua applicazione, inoltre, deve avere carattere eccezionale e non ripetersi nel tempo.
La Civ non è dovuta
- per sconfinamenti fino a 500 € a trimestre per un massimo di 7 giorni consecutivi. In questo caso l'esenzione può operare una sola volta per trimestre;
- se si va in rosso con il conto a causa di un pagamento a favore della banca stessa (ad es. per il rimborso di un prestito);
- se lo scoperto è di valuta e non di disponibilità;
- se lo sconfinamento non ha avuto luogo perché l’intermediario non vi ha acconsentito
Qualora, pur ricorrendo una delle ipotesi sopra citate, la banca dovesse addebitarti la commissione di istruttoria veloce, invia immediatamente una diffida e chiedi il rimborso di quanto ti è stato addebitato. Questo il
Se invece la somma che la banca ti ha addebitato ti sembra eccessiva, chiedi che ti venga specificato il dettaglio dei costi applicati. Il fac simile è disponibile nella stessa scheda.
Quali conseguenze con il conto in rosso
Se il correntista ignorasse gli inviti della banca a rientrare dalla sconfinamento, potrebbe andare incontro a delle conseguenze molto serie.
In questi casi, infatti, la banca attraverso una diffida formale provvede come prima cosa
- alla revoca dell'autorizzazione all’emissione di assegni;
- alla revoca di carte di credito e bancomat;
- alla segnalazione alle banca dati dei cattivi pagatori (Sistemi di informazioni Creditizie e Centrale Rischi)
Ma non è tutto perché se l’importo lo giustificasse, la banca potrebbe richiedere al Giudice l’emissione di un decreto ingiuntivo, che di fronte ad una inerzia del debitore potrebbe dar luogo a pignoramento.
Una cosa però la banca non può fare: compensare lo scoperto di conto attraverso l’utilizzo delle giacenze disponibili su un eventuale altro conto intestato allo stesso cliente. Se ciò si verificasse senza che la banca avesse ricevuto una preventiva autorizzazione, il cliente potrebbe opporsi prima proponendo un reclamo nei confronti dell’istituto attraverso questo
e poi ricorrendo all’Arbitro Bancario Finanziario.
Posso chiudere un conto corrente in rosso?
Nonostante il cliente abbia maturato un debito nei confronti della propria banca, egli ha tutto il diritto di chiedere la chiusura di un conto corrente in rosso.
Dunque anche in una situazione di questo tipo, il correntista può compilare e spedire alla propria banca questo
e la banca deve provvedere ad eseguire la richiesta nell’arco dei 15 giorni successivi al suo ricevimento.
Da sottolineare che sul nostro portale sono disponibili anche moduli specifici per
- chiusura conto Unicredit;
- chiusura conto Fineco;
- chiusura conto Ing Direct;
- chiusura conto Webank;
- chiusura conto Widiba;
- chiusura conto Credem;
- chiusura conto BancoPosta;
- chiusura conto Credit Agricole;
- chiusura conto Buddybank;
- chiusura conto BNL;
- chiusura conto Mediolanum;
- chiusura conto Monte dei Paschi.
Chiaramente il fatto di richiedere la chiusura del conto in rosso, non significa far sparire il debito. Anzi su di esso continueranno a maturare interessi passivi e la banca sarà pienamente legittimata ad agire per il recupero del credito maturato.