La diffida ad adempiere è l'atto con cui un soggetto intima all'altra parte di adempiere a un determinato obbligo previsto in contratto e di farlo entro un certo termine. Qualora il destinatario dell'intimazione ignori le richieste che gli vengono rivolte e lascia decorrere il termine senza fare alcunché, il contratto si intenderà risolto di diritto. In questo articolo analizzeremo gli elementi salienti che caratterizzano la diffida ad adempiere e che la distinguono dalla messa in mora. Come al solito ti offriremo anche dei fac simile di lettera nel caso tu abbia l'esigenza di scriverne una.
Diffida ad adempiere significato
Malgrado i contratti stabiliscano scadenze precise per l'adempimento di certi impegni, accade spesso che i termini non vengano rispettati per ritardi imputabili alla controparte. In questi casi gli strumenti a cui è possibile far ricorso sono: la messa in mora ex. art. 1219 c.c. e la diffida ad adempiere ex. art. 1454 c.c.
Come accennato in premessa la diffida ad adempiere è una dichiarazione scritta attraverso la quale la parte non inadempiente intima alla parte inadempiente di eseguire la prestazione entro un congruo termine (non inferiore a 15 giorni) e contestualmente la avverte che decorso inutilmente detto termine, il contratto s'intenderà senz'altro risolto, così come disposto dall'art. 1454 primo comma del Codice Civile. Detto in altri termini, attraverso la diffida la parte adempiente, che non è più disposta a tollerare ulteriori ritardi per la prestazione a cui ha diritto in virtù dell'accordo sottoscritto, non fa altro che minacciare la risoluzione del contratto se l'altra parte non adempie il proprio obbligo contrattuale entro un certo termine.
Sono numerose le situazioni in cui può essere utile ricorrere alla diffida ad adempiere: hai consegnato il tuo cellulare per la riparazione e nonostante i ripetuti solleciti è trascorso quasi un mese senza che tu abbia ricevuto alcuna indicazione sui tempi di riconsegna del telefonino; oppure hai sottoscritto un preliminare per la vendita del tuo box auto, ma al momento di redigere l'atto di compravendita dal notaio l'acquirente non si è presentato, né ha mai risposto ai tuoi ripetuti inviti trasmessi tramite posta elettronica o whatsapp; oppure hai comprato la cucina per la nuova casa, dovevano consegnartela dopo un paio di settimane, ma in realtà sono trascorsi due mesi e della cucina neppure l'ombra; oppure hai richiesto l'attivazione di una connessione Internet, sono trascorse 4 settimane dalla sottoscrizione del contratto ma al call center sanno solo dirti che stanno provvedendo e che ci sono alcuni piccoli problema tecnici o amministrativi da risolvere, rinviando costantemente l'intervento.
Diffida ad adempiere e gravità dell'inadempimento
Naturalmente non è possibile comunicare la diffida ad adempiere per qualsiasi condotta inadempiente, pur di scarsa entità. Stando alla formulazione dell'articolo 1455 del Codice Civile, la gravità dell'inadempimento si deve determinare considerando la posizione di entrambe le parti, quindi sia l'inadempimento dell'uno che l'interesse all'adempimento dell'altro.
Per questo motivo si consiglia di ricorrere alla diffida solo quando l'inadempimento è da ritenersi grave, ad esempio quando si determina un ritardo tale nella erogazione della prestazione da provocare un grave pregiudizio a chi lo ha richiesto, oppure quando la prestazione viene solo parzialmente fornita così da renderla di fatto inservibile o comunque fortemente limitante.
In caso contrario l'altro contraente potrebbe far dichiarare giudizialmente il difetto del presupposto dell'inadempimento ed eventualmente richiedere il risarcimento dei danni.
In caso di risoluzione del contratto ci si potrà comunque rivolgere all'autorità competente per ottenere l'eventuale risarcimento del danno dovuto all'inadempimento.
Il fac simile di diffida ad adempiere
Se frequenti con assiduità il nostro portale sai bene che su di noi hai la possibilità di scaricare fac simile, lettere e modelli di ogni tipo. Anche rispetto a questo argomento non potevamo naturalmente evitare di metterti a disposizione alcuni modelli che, opportunamente adattati alle specifiche circostanze, possono aiutarti a predisporre una efficace lettera di diffida ad adempiere.
Una buona lettera di diffida deve evidenziare chiaramente:
- la descrizione dei fatti che danno diritto all’adempimento;
- il fatto che non è stata ancora fornita la prestazione oggetto del contratto;
- l’intimazione ad adempiere ai sensi e per gli effetti dell’art. 1454 del Codice Civile;
- l'indicazione di un termine congruo, che come si desume dalla lettera della norma non può essere inferiore a 15 giorni;
- l’avvertimento che in caso di inadempimento il contratto si risolverà di diritto e per questo si avrà diritto al rimborso delle somme eventualmente anticipate e al risarcimento degli eventuali danni subiti.
La lettera di diffida ad adempiere va trasmessa mediante raccomandata a.r., meglio se con raccomandata senza busta. Un'altra modalità che conferisce lo stesso valore legale della raccomandata è la posta elettronica certificata, ma in questo caso mittente e ricevente devono essere in possesso di una PEC.
Diffida ad adempiere e messa in mora
Questi due strumenti differiscono tra loro quanto agli effetti che ne scaturiscono. Abbiamo detto che con il ricorso alla diffida ad adempiere, trascorso il tempo concesso senza che la controparte abbia provveduto ad adempiere la propria prestazione, il contratto si scioglie automaticamente, dunque senza che intervenga la sentenza di un giudice.
Anche con la messa in mora si intima alla controparte un determinato adempimento previsto dal contratto (il pagamento di certe somme, la risoluzione di un problema riscontrato sul prodotto acquistato, ecc.), ma contestualmente si avverte che in caso di mancato adempimento entro il termine indicato, si adiranno le vie legali per ottenere la soddisfazione delle proprie pretese. Dunque in questo caso il mancato adempimento non determina l'automatica risoluzione del contratto, che al contrario di quanto accade con la diffida rimane in essere.
In definitiva la lettera di diffida ad adempiere va utilizzata in sostituzione della messa in mora quando vi è l'interesse a sciogliere il contratto, nell'ipotesi in cui la controparte non adempia ai suoi impegni.
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Rocca, le consigliamo di rivolgersi ad un legale di fiducia.
Buongiorno, sono sta contattata da un broker della GLOBALFXM , un TRUFFATORE di ALTO LIVELLO, che dopo varie operazioni "positive" ed illusioni varie, oggi 10 gennaio 2018 mi ha chiuso il conto con una PERDITA NETTA ed IMPORTANTE.
Ho appreso in ritardo che la GLOBALFXM non e' regolamentata.
Vi prego condigliatemi come poter agire contro questa societa' e recuperare almeno una parte del capitale depositato.
Grazie
Paola, purtroppo null'altro ... se non appunto recarsi da un avvocato.
Buonasera, espongo brevemente l'odissea nella quale mi trovo.
In data 5 marzo ho acquistato su un sito italiano (sito di un negozio realmente esistente a Milano) una giacca di un marchio americano, pagando con carta di credito prepagata l'importo di 700,00 euro.
Il termine previsto per la consegna era di 15 giorni.
Trascorsi i 15 giorni senza alcuna notizia ho contattato il numero indicato sul sito.
Da quel momento ho ricevuto notizie sempre diverse sullo stato dell'ordine: merce ferma in dogana, merce arrivata in negozio, scatoloni da aprire, giacca arrivata ma della taglia sbagliata (purtroppo ho trovato soltanto dopo l'acquisto altre testimonianze che raccontavano di esperienze identiche alla mia con quel negozio) e non solo.. ho scritto anche alla responsabile del marchio negli Stati Uniti per sapere se il rivenditore italiano fosse veramente official retailer per l'Italia.
Dagli stati uniti ho ricevuto notizie immediate relative all'ordine (pronto ma mai pagato, a loro, dal rivenditore italiano, e quindi mai inviato in Italia con intimazione della Cockpit USA al rivenditore di rifondere il prezzo pagato).
Il 26 aprile ho chiesto e, pare, ottenuto l'annullamento dell'ordine (con relativa mail da parte loro).
Qualche giorno dopo mi hanno richiesto via mail il numero IBAN per la restituzione della somma ma a tutt'oggi non hanno ancora effettuato il rimborso.
Cosa posso fare prima di recarmi da un avvocato?
Vi ringrazio per l'attenzione e la risposta che gentilmente vorrete darmi.
Grazie
Paola
Ho dato disdetta a fast web che pertanto mi ha tolto la linea e mi chiede la restituzione del modem. Con cura ho preparato il pacco per la restituzione ma per sicurezza ho chiamato fast web varie volte ma dopo un lungo panegirico con il quale dovevo misurarmi con il call center e i vari numeri richiesti " digitare 1 o 2 poi ancora 2 e poi ancora due per poter parlare con un incaricato che avrebbe dovuto spiegarmi come effettuare il reso tramite le poste italiane. Alla fine dopo varie prove ho desistito. Oggi però mi sono un po incavolato più del solito ed ho cercato con più voglia fast web che mi ha richiesto il numero del mio cellulare sempre senza spiegarmi le modalità. Quindi rimessomi sul computer ho cercato con google come poter restituire il modem, finalmente ho trovato la strada giusta e domattina provvederò alla bisogna. Poi ho trovato il Vostro sito èd eccomi qua a raccontare le mie vicessitudini .
Ringrazio per le dritte che mi avete dato e vi ringrazio sentitamente. Massimo
Buongiorno
speravo in una Vs. risposta al mio quesito proposto il 06/07/2016 in modo da poter agire in merito.
Vi chiedo cortesemente di darmi lumi in merito.
Grazie e buon lavoro
Spett.le Redazione, Vi espongo il mio problema.
Nel 2008 ho acquistato la mia abitazione (prima casa) con annesso box di pertinenza situato nella stessa strada ma in un piazzale chiuso scoperto qualche civico indietro. In tale piazzale esistono n° 7 box (tra cui il mio) di cui non esiste un regolamento di condominio. Alcuni box sono di pertinenza delle villette a schiera dove abito, la rimanente parte (3 su 7) appartengono ad altri proprietari che vivono altrove e pertanto non risultano di pertinenza (secono o terzo box). Preciso che il mio box è collegato alla mia abitazione sia come energia elettrica che come approvvigionamento idrico pertanto risulto indipendente.
La questione è nata con i 3 proprietari esterni i quali pretendono che io (insieme ad altri) paghiamo la quota parte della bolletta elettrica relativa all'unica luce presente nel corsello scoperto dell'area box (si accende solo di notte) per la quale si sono fatti carico dell'installazione di un contatore privato con la quale hanno portato anche l'elettricità nei loro box interni (di cui erano sprovvisti). Pertanto ogni 2 mesi chiedono la quota parte della bolletta (importo diviso 7) per una luce di cui io non ho mai autorizzato l'installazione né tantomeno risultante dagli atti notarili. Per i primi anni ho pagato tale quota per quieto vivere, ma da Settembre dello scorso anno la lampada notturna si è guastata pertanto non si accende più e non si è provveduto a sostituirla. Nel mese di gennaio ho pagato la mia quota parte facendo presente sull'avviso che mi viene lasciato nella cassetta postale a mano e che io restituisco con la quota parte in altrettanto modo, che non mi sembrava giusto continuare a pagare una quota per una luce che non si accendeva più da mesi.
Mi è stata restituita indietro intimandomi il pagamento e di non permettermi mai più di scrivere in quel modo... Da quel momento in poi non ho pagato la mia quota anche se mi viene ancora lasciato nella cassetta il conteggio aggiornato con tutte le rate non corrisposte.
Credo di essere nel sacrosanto diritto di non dare più niente a queste persone e di fare a meno volentieri della luce nel corsello aperto (anche di notte è ampiamente illuminato dall'illuminazione pubblica) in quanto a mio modo di vedere la cosa, espediente per far dividere la bolletta a tutti i proprietari ma solo per benefici personali dei 3 che altrimenti sarebbero senza elettricità.
La mia domanda è: in che modo e come posso comunicare la mia volontà di non pagare più niente e soprattutto di non farmi lasciare più intimazioni nella cassetta delle poste tutelando la mia proprietà e i miei diritti (e a quanto pare la mia incolumità). Grazie 1000
Gelsomina, si può inviarle una lettera di diffida ... anche se temiamo che non sarà facile ottenere il rimborso di quanto erogato.
Salve vi racconto il mio probema.
A ottobre/novembre dell'anno scorso incaricai un'architetto, laureato in Spagna, non esercente in Italia (pertanto non poteva firmare il progetto - ma questo per me non era un problema) ad elaborare un progetto per la mia casa. Mi disse che voleva €.1.300,00 proprio perchè ero io (prezzo stabilito da lui). L'accordo si prese, accettai il prezzo e gli mandai le planimetrie catastali della casa. A metà dicembre si è recato nella mia città perchè doveva prendere delle misure (viaggio, vitto e alloggio a spese sue, come da lui deciso) gli offrii solo un pranzo in pizzeria.
Stette un giorno e mezzo ripartì il giorno seguente. La serata la passammo con i miei amici (quindi tanta semplicità e amicizia). Prima di partire però mi disse che voleva un acconto di €.300,00….glieli inviai subito, il giorno dopo, accreditandoglieli sulla sua Posta Pay. Mi disse che ci voleva un pò (ultimazione dopo 2/3 mesi). A gennaio lo chiamai e mi disse che mi avrebbe fatto sapere a fine mese. A fine mese lo chiamai e mi disse che ci saremmo sentiti a metà febbraio. A metà febbraio lo chiamai, ma poichè avevo aggiunto delle cose mi disse che il prezzo era salito a €.1.500,00 e mi chiese un ulteriore acconto di €.300,00 che io gli versai nello stesso modo senza far nessun problema. Nel frattempo la ditta che avevo chiamato per iniziare i lavori spingeva perchè se no avrebbe preso un altro cliente. A fine febbraio altra mia chiamata… ma aveva problemi con la sorella.....A metà marzo aveva problemi con il PC.....A fine marzo ci stava lavorando...Ad Aprile mi chiede delle misure della casa (che aveva già preso a dicembre)......a questo punto mi venne facile dirgli "ma fino ad ora non hai fatto niente visto che ti mancano delle misure basilari?". Mi disse che aveva avuto dei problemi con la sorella, mi disse che il suo PC aveva preso un virus...Insomma mille cose. Gli chiesi di chiudere questa situazione e che non volevo fare più niente con lui perchè mi aveva fatto perdere un sacco di tempo senza neanche avere uno straccio di disegno tra le mani. Gli chiesi di restituirmi quanto dato o parte di esso, mi disse che a questo punto non si fidava di me e che voleva il resto dei soldi per la conclusione del progetto....lo mandato a quel paese. Lo chiamai e gli chiesi di restituirmi i soldi che gli avevo dato o parte di essi…..risposta: ma perchè quando dai una caparra per l'acquisto di una casa e poi non la prendi più ti restituiscono i soldi???
A questo punto non voglio fargliela passare liscia posso fare la diffida???? Aiutatemi...questo è un ladro. Ho E-Mail, messaggi su whatsapp e MSN, ho i bollettini di versamento sul conto Poste Pay, potrebbero servire? Grazie mille. P. Gelsomina
cell. 3204....63
Eleonora, il preventivo-contratto che ha sottoscritto riconosce la facoltà ai contraenti di liberarsi dal contratto? Lo stesso prevede un termine per la realizzazione dell'impianto fotovoltaico? Se il contratto non dovesse prevedere nulla a riguardo, consideri che lei può comunque chiedere il suo scioglimento per mancato adempimento da parte della ditta, inoltrando appunto una lettera di diffida. Naturalmente deve trattarsi di un inadempimento rilevante, grave e a nostro parare questo lo è. La diffida ad adempiere, regolata dall'art. 1454 del codice civile, prevede un termine minimo non inferiore ai 15 giorni decorsi i quali il contratto s’intende risolto di diritto. Chiaramente la ditta potrebbe appellarsi ad un giudice, sostenendo che le prescrizioni della Soprintendenza hanno determinato dei ritardi, che le è stata proposta una soluzione alternativa e via discorrendo.