Se mio padre ha debiti e muore: ecco come tutelarsi
Se tuo padre ha debiti e muore, l'unico modo per evitare di pagarli è rinunciare all'eredità o al limite accettarla con beneficio dell’inventario. Questo perché tutti i debiti dei genitori in vita ricadono sui figli, tranne quelli che non riguardano debiti di gioco, contravvenzioni, sanzioni tributarie, assegni di mantenimento, ecc. Ma vediamo nel dettaglio come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita.
- Se mio padre ha debiti e muore
- Rinuncia all'eredità: in cosa consiste
- Quando comunicare la rinuncia all'eredità
- La rinuncia fa perdere la pensione di reversibilità?
- Cosa fare dell'auto del padre?
- Chi rinuncia all'eredità può pagare le spese funerarie?
- Rinuncia all'eredità: come si fa
- Documenti da allegare alla dichiarazione
- I minorenni possono rinunciare all'eredità del padre?
- Limiti della rinuncia eredità
- A chi va la quota del rinunciante?
- Si può impugnare la rinuncia all'eredità?
- Costo della rinuncia all'eredità
- Revoca rinuncia eredità
Se mio padre ha debiti e muore
Tuo padre viene improvvisamente a mancare. La prima cosa che ti viene spontaneo fare è dedicare una lettera a tuo padre morto.
Passato il primo momento di sconforto e disorientamento è tempo di pensare alla successione. Trattandosi di successione legittima (non c'è alcun testamento), tu - in qualità di figlio - e tua madre siete chiamati a subentrare nel patrimonio di tuo padre: un terreno agricolo, un'auto e poche centinaia di euro sul conto.
Poi però scopri che tuo padre - titolare di un'attività commerciale da oltre 40 anni - ha accumulato debiti consistenti con i propri fornitori, col fisco, con le banche, con il comune e perfino con il proprietario del locale. In una situazione simile devi sapere che gli eredi si sostituiscono al defunto in tutti i suoi rapporti, anche debitori. Dunque se accettassi l'eredità, potresti automaticamente essere chiamato dai creditori di tuo padre a saldare i debiti da lui contratti negli anni. Questo semplicemente perché i debiti dei genitori in vita ricadono sui figli.
Come sottrarsi da questo rischio? Come detto dichiarando la tua rinuncia all'eredità. Ad essere precisi se non vuoi pagare i debiti di tuo padre, c'è anche una seconda possibilità: accettare eredità con beneficio di inventario (art. 490 del Codice Civile). In questo modo risponderai nei confronti dei debitori di tuo padre unicamente con il suo patrimonio, dunque senza mettere a rischio il tuo.
Nel prossimo paragrafo ti spiegheremo esattamente in cosa consiste, come si effettua, quali sono i termini da rispettare e i costi da sostenere.
Rinuncia all'eredità: in cosa consiste
Come si è visto dall'esempio fatto in premessa, non sempre ricevere un'eredità costituisce un vantaggio. Questo perché secondo la legge italiana chi accetta l'eredità entra si in possesso del patrimonio del defunto, ma risponde anche dei debiti contratti dallo stesso. Per questi motivi nel caso in cui l'eredità risultasse particolarmente gravata da debiti, potrebbe rilevarsi opportuno comunicare la rinuncia all'eredità.
La rinuncia all’eredità è un atto attraverso il quale l’erede del defunto dichiara, dal Notaio o dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, di rinunciare al patrimonio che gli è stato lasciato dal defunto.
In pratica con la rinuncia all'eredità il parente del defunto (coniuge, figlio, fratello, ecc.) non acquista la qualità di erede e, dunque, non rischia che i creditori del de cuius (Agenzia delle Entrate, Inps, fornitori, ecc.) possano rivalersi sul suo patrimonio personale (conto corrente, abitazione, ecc.), arrivando fino al pignoramento. Così se il parente del defunto che ha rinunciato all'eredità riceve una cartella esattoriale intestata al de cuius da parte dell'Agenzia delle Entrate Riscossione, magari riguardante la Tari o l'IMU, ha la possibilità di esimersi dal pagamento impugnando l'atto.
Quando comunicare la rinuncia all'eredità
È opportuno effettuare la rinuncia prima della presentazione della denuncia di successione o comunque prima di dividere l’eredità.
Non è possibile, invece, rinunciare all'eredità dopo averla accettata. Ricordiamo che l'accettazione dell'eredità può essere espressa (dichiarazione rilasciata dal notaio) o tacita, ossia attraverso un comportamento che rivela chiaramente la volontà di entrare in possesso dei beni del defunto: ritiro dei soldi in banca, abitare un appartamento e così via.
Chi alla data di apertura della successione non è ancora nel possesso dei beni ereditari, ha 10 anni di tempo dal giorno della morte per esprimere la propria rinuncia all'eredità. Lo stesso termine decennale è previsto nel caso di accettazione eredità con beneficio di inventario.
Se invece il chiamato all'eredità è nel possesso dei beni del defunto, ad esempio occupa la sua abitazione e più in generale ha la disponibilità anche di un solo oggetto del defunto, anche di modesto valore economico, il termine per la rinuncia all'eredità diventa di soli tre mesi. Scaduto questo termine, l’eredità si considera accettata puramente e semplicemente.
Attenzione però perchè il termine di 10 anni può essere anticipato. Un creditore del chiamato all'eredità, infatti, può chiedere al Tribunale del luogo in cui si è aperta la successione di fissare un termine entro il quale il chiamato appunto dichiari se accetta o rinuncia all’eredità.
La rinuncia all'eredità ha valore retroattivo, ciò vuol dire chi rinuncia all’eredità è considerato come se non vi fosse mai stato chiamato.
La rinuncia fa perdere la pensione di reversibilità?
E' importante sottolineare che la rinuncia all'eredità non compromette il diritto alla pensione di reversibilità. Dunque la moglie che comunica la propria rinuncia ha tutto il diritto di percepire la pensione di reversibilità del marito, senza che ciò possa invalidare la sua dichiarazione e mettere a rischio il suo patrimonio personale.
Ma attenzione, la moglie non deve avanzare richieste per eventuali arretrati pensionistici non riscossi dal marito quando questi era ancora in vita. Se lo facesse il suo gesto potrebbe essere interpretato come una forma di accettazione implicita dell'eredità (art. 476 del Codice Civile). Lo stesso dicasi per la rendita di una polizza vita contratta dal marito: anche in questo caso la moglie può godere della rendita senza per questo vanificare il suo atto di rinuncia all'eredità.
Cosa fare dell'auto del padre?
Alla morte del padre Mario, il figlio Marco decide di rinunciare all'eredità. C'è solo un problema: la vecchia auto del padre è parcheggiata fuori casa. Cosa farne?
Chiaramente non può utilizzarla, tantomeno venderla, ma potrebbe rottamarla visto che questa azione non può essere considerata dai creditori del padre - banche in primis - come una forma di accettazione tacita dell'eredità.
Naturalmente Marco non deve trarre un vantaggio dalla rottamazione, ad esempio acquistando una nuova auto per se e godendo dei relativi incentivi. Per evitare di continuare a pagare il bollo, invece, Marco deve presentare al Pra una richiesta di perdita di possesso per rinuncia all’eredità.
Chi rinuncia all'eredità può pagare le spese funerarie?
Alla morte del coniuge, la moglie Marta rinuncia all'eredità. Chiaramente deve provvedere all'organizzazione del funerale e dunque pagare tutte le spese attingendo dal conto del marito. Questa azione può essere considerata come una accettazione implicita dell'eredità? La risposta è no, anche se la rinuncia venisse formulata giorni dopo le esequie.
Se, invece, il coniuge non avesse lasciato un solo euro e la moglie Marta non volesse pagare di tasca propria il funerale, con la rinuncia all'eredità nessuno potrebbe chiamarla a rimborsare pro quota le spese sostenute dagli altri chiamati all'eredità.
Rinuncia all'eredità: come si fa
Chi decide di esprimere la propria rinuncia all'eredità deve fare una dichiarazione espressa e formale. Ci sono due alternative. La rinuncia all'eredità si può fare per atto pubblico o con atto ricevuto dal cancelliere del Tribunale. Il Tribunale o la sezione distaccata del Tribunale competente per territorio è quello dell’ultimo domicilio del defunto.
Questo il modulo rinuncia eredità da compilare.
E’ possibile presentare una domanda unica di rinuncia per ogni grado di parentela (es. tutti i fratelli insieme). Tutti i chiamati all'eredità che intendono rinunciare, devono comparire personalmente; in caso di impossibilità, può essere conferita procura notarile ad uno dei rinuncianti.
La dichiarazione di rinuncia all'eredità deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello stesso Tribunale.
Documenti da allegare alla dichiarazione
Per poter fissare l'appuntamento in Tribunale occorre:
- il certificato di morte in carta libera o un'autocertificazione decesso;
- il certificato ove risulta l’ultima residenza o domicilio del defunto;
- la copia del codice fiscale del rinunciante e del de cuius;
- la copia di un valido documento di riconoscimento del rinunciante;
- la copia autentica dell’eventuale testamento;
- la copia autentica dell’autorizzazione del giudice tutelare, se trattasi di minorenni o persone dichiarate interdette o inabilitate.
I minorenni possono rinunciare all'eredità del padre?
Alla morte del padre, Marco decide di rinunciare all'eredità perchè scopre che i debiti cumulati dal genitore con banche e fisco sono davvero consistenti. Ma ha un problema: ha un figlio minore.
In una situazione del genere è importante che rinunci all'eredità anche il figlio. Ma essendo minorenne Marco non può agire per suo conto, ma deve presentare ricorso al Giudice tutelare per ottenere l'autorizzazione in nome e per conto del figlio alla rinuncia. Per essere più precisi Marco deve presentare questa
Tutto questo perchè la legge stabilisce che i genitori possono compiere autonomamente, nell’interesse dei propri figli minori, solo atti di ordinaria amministrazione e la rinuncia all'eredità non rientra fra questi. La legge tutela a tal punto il minore che anche nel caso in cui questi dovesse accettare l'eredità, la formula da adottare sarebbe - obbligatoriamente - quella dell'accettazione con beneficio di inventario.
Se non vuole ricorrere al Giudice tutelare, Marco può attendere che il figlio diventi maggiorenne e a sua volta rinuncia all'eredità. In questo caso va detto che è possibile effettuarla fino al compimento del diciannovesimo anno di età.
Limiti della rinuncia eredità
La dichiarazione di rinuncia all'eredità non può essere:
- parziale (ad es. "rinuncio all'autovettura del defunto ma accetto la sua casa");
- sottoposta ad alcuna condizione ("rinuncio all’eredità a condizione che anche Tizio rinunci”);
- sottoposta ad alcun termine ("rinuncio all’eredità fino al 30 Dicembre 2019").
Altresì la rinuncia all'eredità non è valida se viene fatta dietro il pagamento di un corrispettivo oppure per favorire solo uno o alcuni degli altri soggetti chiamati all’eredità.
E’ inoltre importante che chi intenda rinunciare non abbia ad esempio impiegato anche solo una parte dei risparmi del de cuius, fatto uso della sua auto o disposto cioè venduto o donato qualsiasi cosa che gli appartenesse. È, inoltre, opportuno effettuare la rinuncia prima della presentazione della dichiarazione di successione o comunque prima di dividere l’eredità.
A chi va la quota del rinunciante?
Ma se il parente (moglie, figlio, fratello, ecc.) rinuncia all'eredità chi subentra al suo posto? Queste le situazioni che si possono presentare:
C'E' UN TESTAMENTO
Si allude all'ipotesi in cui con il testamento il de cuius ha già disposto chi debba essere il sostituto. Se tale disposizione manca, l’eredità viene suddivisa equamente fra i coeredi testamentari; se questi mancano l’eredità passa agli eredi legittimi. Mario aveva disposto con testamento che il patrimonio alla sua morte fosse diviso equamente fra i suoi due figli, Marco e Anna. Se Anna rinuncia, la sua quota passa a Marco.
NON C'E' UN TESTAMENTO
In questo caso opera la successione legittima, ossia quella regolata dalla legge. Gli eredi legittimi sono individuati dal Codice Civile: il coniuge, i discendenti (figli, nipoti in linea retta ossia figli dei figli ecc.), gli ascendenti (genitori, nonni, bisnonni ecc.) e gli altri parenti fino al sesto grado (fratelli, zio, ecc.). Anche in questo caso per farti capire meglio cosa accade, ti riportiamo degli esempi.
Mario muore e lascia i figli Marco e Anna. Marco vuole rinunciare all'eredità per via dei debiti contratti dal padre, ma ha dei figli (discendenti); in questo caso, in applicazione del principio della “rappresentazione”, la quota di eredità a lui spettante (50%) passa a loro. Dunque se Marco vuole evitare che i debiti del padre si trasferiscano ai suoi figli, deve fare in modo che la dichiarazione di rinuncia sia fatta anche da loro.
Se invece Marco non ha figli, la sua quota ereditaria, sempre per rappresentazione, passa alla sorella Anna. Se anche Anna (che non ha figli) rinuncia all'eredità, il patrimonio del defunto Mario passa ai suoi genitori, in pratica i nonni di Marco e Anna (ascendenti). Se questi non ci sono (dunque mancano sia discendenti che ascendenti), il patrimonio si devolve ad altri coeredi: fratello di Mario (in pratica lo zio di Marco e Anna) e così via. Se i rinuncianti, Marco e Anna, non hanno parenti in linea retta né coeredi, l'eredità si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso loro mancassero.
Si può impugnare la rinuncia all'eredità?
La rinuncia all'eredità, qualora dovesse compromettere le ragioni dei creditori del rinunciante, potrà essere impugnata dai creditori medesimi, i quali potranno farsi autorizzare dal Tribunale ad accettare l'eredità in vece del chiamato esclusivamente al fine di soddisfare le proprie ragioni di credito sui beni ereditari. In questo caso il diritto dei creditori si prescrive in cinque anni che decorrono dalla data della dichiarazione di rinuncia.
Facciamo un esempio. Muore il marito e la moglie rinuncia all'eredità, non prima però di aver donato la casa al mare al proprio nipote. In un caso simile è facile che l'atto di donazione venga impugnato dai creditori del defunto.
La rinuncia all'eredità può essere impugnata anche dallo stesso rinunciante per violenza e dolo (non per errore) entro il termine di cinque anni dal momento in cui è cessata la violenza o è stato scoperto il dolo ai sensi dell'art. 526 c.c.
Costo della rinuncia all'eredità
Per quanto attiene ai costi, se si sceglie di non ricorrere al notaio, occorre
- effettuare un versamento di € 200,00 (per ogni rinunziante) con il modello F23 rinuncia eredità (imposta di registro)
- acquistare una marca da bollo da € 16,00 da applicare all’originale dell’atto;
- pagare eventualmente la parcella al Notaio.
La ricevuta del pagamento dovrà poi essere consegnata in Agenzia delle Entrate che provvederà alla registrazione della rinuncia. Dopo circa dieci giorni dalla firma dell’atto si potrà ritirare copia conforme all’originale dell’atto di rinuncia presentando allo sportello della cancelleria:
- una marca da bollo da € 16,00
- una marca da bollo da € 11,63 (diritti di segreteria).
Revoca rinuncia eredità
La rinuncia, a differenza dell'accettazione, è sempre revocabile; il rinunziante, se non è passato il termine di prescrizione di dieci anni, ha il diritto di accettare se l’eredità non è nel frattempo già stata acquistata da qualcun altro dei soggetti chiamati in seguito al suo rifiuto.