Anticipo TFR in busta paga: come funziona, chi può fare domanda e come
Dal 3 Aprile 2015 e fino al 30 Giugno 2018 i lavoratori dipendenti del settore privato hanno avuto la possibilità di ottenere nella retribuzione mensile le quote del trattamento di fine rapporto (Tfr) maturate nel medesimo periodo. In altre parole i lavoratori hanno potuto scegliere se avere la quota maturanda del tfr direttamente in busta paga, come integrazione del salario, o se invece goderne nel momento in cui si fosse andati in pensione.
L’obiettivo del Governo era chiaro: aumentare la liquidità nelle tasche dei lavoratori dipendenti e stimolare in questo modo i consumi interni, fortemente penalizzati in questi anni di crisi. A partire dal 1° Luglio 2018, la possibilità di ottenere il TFR in busta paga non c'è più.
Che cos’è il Tfr
Il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), detto comunemente “liquidazione”, è un’indennità che il lavoratore dipendente percepisce nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. E’ riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato (i dipendenti pubblici godono del trattamenti di fine servizio). Non è previsto un Tfr per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ed in genere per i rapporti di lavoro autonomo.
Il Tfr è pari al 6,9% della retribuzione lorda annua, a cui si aggiunge un’ulteriore quota dello 0,5% che serve per alimentare un fondo di garanzia dell'Inps, il quale assicura il pagamento del Tfr ai lavoratori anche in caso di fallimento dell’azienda (leggi “Fondo di Garanzia Inps: come fare domanda”).
Il Tfr accumulato viene per legge rivalutato ogni anno sulla base di una quota fissa dell’1,50% + il 75% del tasso di inflazione. La legge permette al lavoratore di scegliere se aderire alla previdenza integrativa (la quota maturata del Tfr viene versata dall'azienda al fondo pensione) o se mantenere la liquidazione nelle forme tradizionali. In quest’ultimo caso, nelle aziende con 50 o più dipendenti, il Tfr viene versato al fondo di Tesoreria istituito presso l'Inps e gestito dall'Istituto per conto dello Stato.
Nelle piccole aziende con un organico fino a 49 dipendenti, i soldi restano nelle casse della stessa impresa.
L'anticipo del Tfr
Prima che il Governo introducesse in via sperimentale questa ulteriore possibilità di incassare direttamente sulla busta paga una parte del Tfr, era già possibile per il lavoratore dipendente richiedere un’anticipo Tfr, addirittura fino al 70% dell’importo maturato.
Il lavoratore, tuttavia, doveva aver maturato almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro e la richiesta doveva essere giustificata da uno dei seguenti motivi: spese sanitarie di carattere straordinario, acquisto della prima casa di abitazione (per il richiedente o per i figli), spese da sostenere durante i congedi per maternità o per formazione.
L'anticipo Tfr in busta paga: pro e contro
Ma torniamo alla possibilità concessa ai lavoratori di incassare direttamente sulla busta paga una parte del Tfr. Il dilemma: meglio l’uovo oggi o la gallina domani?
E’ chiaro che chi sceglieva di avere l'anticpo del Tfr in busta paga lo faceva perché evidentemente aveva bisogno di quei soldi in quel preciso momento e non dopo 15, 20 o 30 anni: ripianare un debito, far fronte a delle spese impreviste, ecc. E’ altrettanto chiaro che il lavoratore doveva essere consapevole del fatto che, optando per questa scelta, avrebbe avuto un Tfr più basso nel momento in cui sarebbe andato in pensione.
C’è da dire che l'anticpo del Tfr in busta paga non viene considerato nel computo del reddito complessivo per la concessione del bonus da 80 euro. Neppure l’imponibile previdenziale viene influenzato dalla liquidazione in busta paga del Tfr. E questi sono aspetti di indubbio vantaggio.
Tuttavia la scelta va fatta sulla base anche di altri elementi, che consigliamo di non sottovalutare. Vediamoli insieme.
Innanzitutto va detto che una volta effettuata la scelta, la quota del Tfr sarà accreditata mensilmente in busta paga fino al 30 Giugno 2018, senza alcuna possibilità di tornare indietro.
Un aspetto a cui riservare particolare attenzione riguarda la tassazione. Va detto, infatti, che l'anticpo del Tfr in busta paga, cumulandosi con il reddito, viene tassato secondo l'aliquota ordinaria Irpef, più elevata di quella separata. Una tassazione, dunque, che renderà l’operazione particolarmente sconveniente per i redditi medio-alti visto che su di essi grava un’aliquota Irpef più elevata.
Inoltre la busta paga resa più pesante dal Tfr finisce non solo col diminuire gli effetti delle detrazioni per lavoro dipendente e per i familiari a carico, ma rischia di avere effetti negativi anche sul reddito ISEE. Si ricorda che l’ISSE serve per accedere a condizioni agevolate alle prestazioni sociali (asili nido, servizi socio-sanitari domiciliari, diurni, residenziali, buoni sostegno al pagamento canone di affitto, ecc.) o ai servizi di pubblica utilità (riduzioni su trasporto pubblico, tassa rifiuti, imu, ticket sanitari, ecc.).
In definitiva sono tanti gli aspetti da valutare prima di un’eventuale adesione.
A quanto ammonta l'anticipo del Tfr
Per un lavoratore che guadagna 15.000 euro lordi all’anno l'anticpo del Tfr in busta paga ammonta a poco più di 65 euro al mese, si sale a circa 105 euro al mese per chi ha un reddito di 25.000 euro e a poco più di 140 euro per chi guadagna 40.000 euro lordi all’anno.
Chi può fare domanda
Possono richiedere mensilmente in busta paga, come quota integrativa della retribuzione (Qu.I.R.), la corresponsione delle quote maturande del TFR, solo i lavoratori dipendenti del settore privato con un contratto in corso da almeno sei mesi.
Avranno questa possibilità anche i lavoratori che avevano deciso di trasferire le quote di Tfr ad un fondo di previdenza integrativa e coloro che avevano deciso di lasciare il Tfr in azienda.
Sono esclusi invece i dipendenti pubblici, così come i lavoratori dipendenti domestici e i lavoratori dipendenti del settore agricolo. Non potranno farne richiesta, inoltre, i lavoratori di aziende in procedura concorsuale, in ristrutturazione del debito, in cassa integrazione straordinaria o in deroga.
Non potranno, infine, fruire di questa possibilità coloro che hanno utilizzato il Tfr maturato a garanzia di un finanziamento contratto con una banca o con una finanziaria.
Come fare domanda
I lavoratori interessati possono richiedere in ogni momento (fino alla chiusura della finestra nel 2018) la liquidazione mensile del Tfr in busta paga, attraverso la presentazione al proprio datore di lavoro del “Modello unico Quir” debitamente compilato e validamente sottoscritto.
Una volta presentata l’istanza, il datore di lavoro procede alla verifica del possesso dei requisiti da parte del lavoratore. Se i requisiti sono soddisfatti l’erogazione del Tfr in busta paga avverrà secondo delle tempistiche che variano in relazione al tipo di azienda in cui si lavora. In particolare per le aziende con più di 50 dipendenti, il Tfr sarà liquidato a partire dal mese successivo a quello di formalizzazione dell’istanza.
Invece i tempi sono più lunghi per quelle aziende con meno di 50 dipendenti che, allo scopo di acquisire la provvista finanziaria necessaria per operare la liquidazione del Tfr come parte integrante della retribuzione nei confronti dei lavoratori dipendenti che esercitano detta opzione, accedono al finanziamento assistito da garanzia. In questo caso, infatti, l’erogazione inizierà a partire dal terzo mese successivo a quello di formalizzazione dell'istanza.
Le imprese
Le richieste di anticipo del Tfr in busta paga potrebbero creare problemi di liquidità alle piccole imprese, per intenderci quelle sotto i 50 dipendenti. Per far fronte a questo problema, il governo ha stretto un accordo con l'Abi grazie al quale le aziende potranno ricevere dalle banche che aderiranno al protocollo d’intesa, finanziamenti agevolati allo scopo di farsi anticipare la liquidità necessaria per corrispondere l'anticipo del Tfr ai lavoratori che ne faranno richiesta. I finanziamenti bancari sono garantiti da un Fondo Inps che per il 2015 ammonta a 100 milioni di euro.